La freccia e il cerchio
anno 3, numero 3, 2012
pp. 291-292
11.
Antonella Anedda
Biografie
Bambini
Sognai la nostra voce: e un’altra voce più forte che colpiva.
Sapevo che era morta e si sforzava di esistere e lottare.
Chiamai i rumori, quelli più familiari, l’urtare di due sedie,
il tintinnio dei piatti sul vassoio e gli animali (questi, da fiaba)
volpi, linci e lupi perché ci proteggessero.
Venisse un gatto almeno, senza grida, miracolosamente non umano
La casa era perfetta, gialla, pulita dentro il sole con lampadari a gocce
e in ogni goccia si specchiava il nostro lavoro di bambini
scuotere dalla tovaglia la paura insieme alle briciole del pane,
fare un orlo al dolo, posarlo sul mucchio dei panni da stirare.
Solo così credo, imparammo ad amare ciò che appare,
gli oggetti senza colpa, un parafango e il fango stesso
se preso da una mite angolatura verso il sole
e il mondo senza sangue dei balconi con le piante annaffiate.
Contro il tempo trovammo l’arte dello spazio
la precisione che permette alla mente di affondare.
Madre-morte
povera morte sei…
Amelia Rosselli
Davvero povera cosa sei, morte
se hai lasciato che tanto mi avvicinassi a lei
(e dunque a te) mentre moriva
se mi hai spaventato così poco
da darmi un’oncia di sonno vicino al suo cuscino.
Creatura piccola sei se dall’infanzia ad oggi hai fatto
di te stessa una siepe scolpita da cesoie:
(ora un muso di gallo, ora di cane)
che basta poco a scavalcare.
Povera morte ramo di sale
grumo di dubbio che non sai
se graziarmi del tempo che rimane.
[…]