La freccia e il cerchio
anno 3, numero 3, 2012
pp. 39-41

Joanna Patera
Attorno al focolare.
Feste e famiglia nella Grecia antica

   Le feste greche che scandiscono l’anno celebrano varie occasioni. Alcune celebrano per esempio la nascita e i poteri degli dèi. Altre, a lungo interpretate attraverso il paradigma della fertilità, sono associate alla natura, alla vegetazione e all’agricoltura. Altre ancora sono interpretate secondo il modello dell’iniziazione dei giovani all’età adulta e della preparazione delle fanciulle a divenire donne. Gli dèi che presiedono a queste feste accompagnano i giovani fino al loro ingresso nella vita matrimoniale e familiare.
   È quindi necessario determinare quali siano le feste che concernono veramente la famiglia nella Grecia antica. Le cerimonie relative al matrimonio, alla nascita e alla morte si svolgono all’interno del quadro familiare; per lo più, queste occasioni comportano uno stato di contaminazione, e ciò non permette la loro celebrazione nei santuari della città. Per meglio individuare il rapporto tra la famiglia e le feste religiose, bisogna definire innanzitutto che cosa si intenda per festa, e che cosa significhi esattamente una famiglia in questo preciso quadro culturale. Per fare ciò passeremo in rassegna la composizione della famiglia nell’antica Grecia, le divinità che le sono legate, le feste che vi fanno riferimento e i rapporti che intrattiene la cerchia familiare con il suo ambito sociale. In effetti, lungi dal rinchiudersi in un numero ri stretto di partecipanti, le feste che possiamo assimilare alle feste di famiglia si rivolgono in Grecia a gruppi più estesi e a persone che mantengono tra loro legami che non sono unicamente familiari.


   I. Le feste

   Le feste sono celebrate a date fisse secondo una periodicità stabilita. I gesti e le parole compiute secondo sequenze precise, formano grazie alla loro ripetizione ordinata e alla loro formularità un quadro al cui interno i riti, come l’insieme della festa, potrebbero essere efficaci.
   Secondo Platone, lo scopo delle feste è quello di onorare gli dèi (Leggi 809d). Inoltre, le feste offrono l’occasione di sacrificare, di partecipare con i convitati al banchetto, di danzare e di divertirsi. Si tratta dunque di “fare festa”, come possiamo intenderla nel senso di «fare una pausa», la paidia secondo il termine di Aristotele nella Retorica (1380b, 4). Lungi dall’essere dunque unicamente celebrazioni solenni, sono nello stesso tempo occasioni veramente festive. Così, i giorni di processione che precedono le feste propriamente dette, ci si mette in ghingheri e ci si mescola alla folla. Per le giovani è il momento di guardare e di mostrarsi, perfino di trovare marito.
   Il greco usa termini differenti per indicare ciò che noi traduciamo con «festa»,. Il termine heortê che è il più frequente comporta anche il senso di «rallegrarsi». Il termine sunodoi, che si può tradurre festa, designa più specificamente riunioni e associazioni. Aristotele lo impiega a proposito di assemblee religiose tradizionali che si celebrano dopo il raccolto, durante i periodi in cui le persone hanno più tempo libero (Etica a Nicomaco, 1160a, 25-28). In altri casi, si trova il termine paneguris, che designa più precisamente un’assemblea di tutta la popolazione e si usa dunque più spesso in relazione a occasioni solenni (Platone, Leggi, 653d).
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