La freccia e il cerchio
anno 2, numero 2, 2011
pp. 319-320

12.
Francesco Scarabicchi
Una terrestre riva

 

Prologo

Volgiti alla memoria che declina,
a ciò che perde del perduto andare,
al suo più chiuso sogno, alla sua spina
che punge, acuta, il vago rammentare,
soglia di madre, madre della rima,
d’un limite che cede al limitare.

1
Forse l’ombra del tempo, forse il peso
che più leggero è e più si perde.

2
Cade il giorno del nome, si cancella:
essere quel che sono senza ieri,
un me che adesso non sa più chi eri.

3
Vago d’odore il mese che non parla,
la sua più estesa luce, nel ricordo.

4
Ti sceglie senza avviso, s’avvicina
quando meno t’aspetti che ritorni,
a illuminare un gesto, i suoi contorni.

5
Confine d’ogni passo, sua dogana
oltre la quale andare, in gran segreto.

6
Insalutata, torna a riaffacciarsi,
estranea, da un colore,
da un abito di scena, da un sospetto.
[…]