La freccia e il cerchio

Estratti critici

Fabrizio Coscia
“Il Mattino”, 9 giugno 2010

   Nasce da un folgorante aforisma della poetessa russa Marina Cvetaeva – “Il pensiero è una freccia. Il sentimento, un cerchio” – Il progetto della rivista annuale internazionale, ideata e fondata da Edoardo Sant’Elia, “La freccia e il cerchio”. Da un lato la precisione affilata della razionalità e dall’altro le avvolgenti spire della passione: un binomio che racchiude il senso di un’operazione ambiziosa, quello di raccontare la contemporaneità attraverso una serie di coppie antinomiche ma allo stesso tempo contigue, con un approccio capace di essere sia analitico (il pensiero) che creativo (il sentimento).

Francesco Scarabicchi
“l’immaginazione”, dicembre 2010

   Basta scorrere l’indice, viaggiare il sommario per accorgersi degli incrementi e dei patrimoni, delle “luci” di intelligenza e di competenza, di esperienza e formazione, di sensibilità e conoscenza che sono offerte per illuminare altre “scene” di questo teatro “a tempo” e “a termine”. Argomenti e svolgimenti combinano un congegno di sincronie e armonie che tengono principalmente conto del “movimento” delle diversità, una sorta di calcolata cosmogonia scandita dai dodici “segni” come uno stellare zodiaco di creazioni e fisionomie, pronunce e idiomi che parlano l’alfabeto delle differenze, la sua verticale discesa in un seminario d’interrogazioni ed offerte, di sorprese e incanti.

Rodolfo Rossi
“Città e dintorni”, settembre-dicembre 2011

   La sapiente e colta sensibilità di Sant’Elia rende il percorso attraverso le pagine dei diversi scritti della rivista analogo a quello per terrazzi e viottoli d’un giardino. Si aprono prospettive a sorpresa su scorci non del tutto nuovi. Ne viene al lettore una sorta di sinestesia intellettuale. Senza sbavature: i perimetri sono definiti e, soprattutto, c’è un disegno dentro cui invenirli […] Un altro elemento felice della rivista è che “La freccia e il cerchio” ha le sue radici nella viva tradizione di pensiero internazionale che ha segnato Napoli, in particolare mi pare Giambattista Vico e Benedetto Croce. È una sensibilità che agisce quasi in ogni pagina. La si ritrova nella tessitura dei vari interventi e, più in generale, nell’impianto plurale della rivista, nell’attenzione all’intreccio dei distinti e a ricomporre per il lettore la complessa e stratificata trama del presente, della storia e, per certi versi, dell’invenzione del tempo a venire.

Aniello Montano
“Opificium”, settembre-ottobre 2011

   Vico accredita la storia come Scienza nuova, coniugando memoria, mitologia e linguaggio metaforico, come indirettamente ci ricorda Romeo De Maio nel suo dialogo con Aldo Masullo, in apertura del secondo numero dell’annuale internazionale “La freccia e il cerchio”, fondato e diretto da Edoardo Sant’Elia e dedicato al rapporto Memoria/Limite. Ribadendo l’impostazione del primo numero, attorno ad Automa/Anima, l’annuale investiga su queste categorie attraverso testi di varia natura, ad opera di storici, filosofi, studiosi di letteratura, ed anche poeti, che sottolineano qui, nei rispettivi ambiti, i limiti intrinseci della memoria, la quale non può essere rammemorazione di tutto, non può illudersi di conservare ogni evento del passato. L’impresa sarebbe simile a quella di voler – come scrive Bruno nello Spaccio de la bestia trionfante – “prendere il conto de granegli de la terra”. La memoria umana, a differenza della memoria artificiale, elimina da sola “il troppo e il vano” e conserva l’essenziale e il necessario. Non lo fa, però, meccanicamente. “Non mi ricordo”, espressione tipica del limite della memoria, indica pur sempre uno sforzo di ricerca pur quando si prende atto dell’impossibilità di ricordare (come sostiene Rocco Ronchi nel suo saggio, che coniuga Filosofia e Oblio).

Giuseppe Giordano
“Complessità”, 2012

   Il “cerchio” può indicare un nuovo modo di leggere le interazioni che coinvolgono la realtà complessa ad ogni livello, da quello materiale a quello spirituale. Il cerchio è il feedback loop cibernetico, l’anello di retroazione che Norbert Wiener ha introdotto come logica nuova in ambito scientifico; la circolarità è ciò che lega l’essere vivente all’ambiente in un processo, per dirla con Humberto Maturana, di continua e reciproca auto-formazione; la circolarità è ciò che alimenta in un circuito di continua conoscenza e azione – giusta la lezione di Giambattista Vico, prima, e Benedetto croce, poi – la nostra vita spirituale. Dunque “La freccia e il cerchio” non sono soltanto il pensiero e il sentimento, ma presentano anche altre possibili interpretazioni e letture complementari. Ma si tratta di letture che si affiancano a una chiave primaria, alla base del progetto, quella di un’antropologia di un uomo intero, razionale ed emotivo, sapiens-demens, calato in quel divenire della storia che è la vita.

Antonio Saccone
“Oblio”, 2013

   Consapevole del radicale mutamento avvenuto nel sistema della comunicazione, Edoardo Sant’Elia sollecita eminenti filosofi, storici, letterati, antropologi, sociologi, psicologi, giornalisti, architetti, studiosi del cinema, delle forme estetiche di massa, operatori del fumetto, l’intero arco insomma dei cultori delle scienze umane, ad approntare, come si legge nel risvolto di copertina, “una complementarietà dei saperi che rifiuta steccati e gerarchie, mischiando piuttosto le carte tra ‘alto’ e ‘basso’, tra generi d’arte e di consumo, tra linguaggi diffusi e di nicchia”. L’intento è di selezionare, rimettere in uso, rideclinare i valori forti, i modi espressivi trasmessi dal dovizioso patrimonio della grande tradizione classica e moderna, valorizzandoli per l’oggi, mettendoli in problematica e produttiva frizione con l’immaginario presente, con il tempo della globalizzazione: insomma riconciliare memoria storica e ineludibile fragore multimediale.

Bella Takushinova
“Polygraphia”, novembre 2021

   Oltre alla libertà e alla versatilità della struttura interna, la familiarità con il progetto avviene grazie ad una coerenza narrativa: il carattere retorico del dialogo iniziale che introduce ogni coppia dialettica e che, rimanendo aperto, non ha alcuna intenzione di arrivare a un comune denominatore, bensì accennare i punti cruciali, invita il sé interiore del lettore a partecipare alla meditazione. La tentazione di far parte del dialogo trova la propria riflessione in tutta una serie di osservazioni che nascono inevitabilmente nel corso della lettura dei testi successivi. Osservazioni, dubbi, domande, certezze che affiorano, si formano e maturano, arricchite poi da quel tocco poetico e artistico che sono gli squisiti racconti per immagine e riflessioni in versi.

Mariantonietta Paladini
“Classicocontemporaneo”, 2022

   Di anno in anno la rivista con le sue pagine lucide ed eleganti si è proposta di effettuare un affondo critico in alcuni temi presentati come antinomie: negli anni precedenti si è discusso di Automa/Anima, Memoria/Limite, Festa/Famiglia, Specchio/Maschera, Assenza/Voci, Destino/Numeri, Illusione/Indizio. Quest’anno viene proposto il dualismo Nemico/Scelta. Tutti gli argomenti sembrano impostati sul principio della contraddizione o del limite che ciascuno dei membri della coppia oppone alla propria metà […] Per cominciare a leggere questo libro – come per dare risposte a chi spesso chiede il senso di una esistenza spesa nella cultura – lo slogan giusto potrebbe essere quello di C. Lévi Strauss: “Scienziato non è colui che sa dare le vere risposte, ma colui che sa porre le giuste domande”.