da “Graphie”
Rivista trimestrale di arte e letteratura
anno 2, n. 2, maggio 2000
Edoardo Sant’Elia
Riviste letterarie d’oggi: “il rosso e il nero” in otto punti
1. Partiamo dal titolo: che è quello del romanzo di Stendhal, titolo che lo stesso scrittore era restio a spiegare (il rosso della rivoluzione, il nero della reazione?), titolo enigmatico nella sua icastica semplicità, titolo che contiene la sinergia degli opposti, titolo che associa e nettamente distingue due colori primari, titolo elementare ed estremista, che tuttavia lascia campo aperto all’interpretazione.
2. Gli autori: sono dodici in ogni numero, come i segni dello Zodiaco; quattro tipologie: narratori, saggisti, poeti, critici – come i quattro elementi: fuoco, terra, aria, acqua – e sono divisi in tre sezioni: racconti brevi, saggi, poesia e critica.
3. I simboli grafici: sono quattro, disegnati da Oreste Zevola, tre di questi contraddistinguono le sezioni, il quarto, presente in copertina, naviga di pagina in pagina, in basso, poco sopra la numerazione: è un pagaiatore in piedi su una piccola barca, ma a ben guardare tra lui e la barca non ci sono punti di contatto: il movimento è solo apparente – ma non per questo privo di verità – il viaggio è una sequenza infinita, l’immobilità un perpetuo divenire.
4. I tempi: dopo una serie di sette incontri/seminario tenuti a Napoli nell’ottobre-novembre 1991, vero e proprio numero zero della rivista, “il rosso e il nero” nasce nel febbraio ’92, con un progetto a termine che si chiude nell’ottobre ’99: sedici numeri in otto anni, millecinquecento pagine circa di letteratura italiana contemporanea. Continuità, puntualità, identità precisa, scandiscono le uscite di una rivista a puntate i cui numeri sono grani da infilare nella stessa collana, tappe di un percorso da colorare a vista, su una mappa già disegnata.
5. I temi: dal rapporto Angelo/Demonio alla Menzogna, dal Sacro al Sogno, dall’Ombra allo Sguardo, idee e categorie sedimentate nell’immaginario collettivo ed indagate nel loro punto di persistenza e di mutamento, temi affrontati in maniera interdisciplinare nella sezione saggistica e presenti in maniera più sfumata ma non meno coerente nelle altre sezioni. Temi forti ma spesso elusi, temi chiave di un’epoca dalle molte porte (spesso semplicemente accostate) ma dalle poche serrature.
6. La linea di poetica: non è debitamente codificata ma è ricomposta di numero in numero attorno al tema e agli autori, con un montaggio dei pezzi che pur nella gabbia fissa propone un intreccio sia lineare che trasversale, attraverso ed oltre i generi. Un intreccio strutturato in modo da favorire tanto una lettura consecutiva quanto le risonanze interne che affiorano dagli scritti.
7. Gli incontri: tanti. Con ogni autore ho sempre avuto un dialogo fitto, senza remore, fino all’ultima virgola, per qualche rigo in meno, per qualche idea in più; oltre la metà dei testi pubblicati sono stati scritti appositamente per “il rosso e il nero” (tutte le note di poetica, quasi tutti i saggi ed i commenti critici, ed anche una parte dei racconti e delle poesie). Con la maggioranza degli autori ho creato rapporti più o meno stretti di collaborazione; sono stati loro la vera redazione della rivista, proponendomi altri autori, discutendo temi, collaborando più d’una volta nelle varie sezioni e in diverse forme.
8. Le ragioni di questo percorso: una, anzitutto. E qui chiudo con una citazione, anzi un’autocitazione. Rispondendo ad un questionario/inchiesta sulla poesia proposto dalla rivista “Versodove”, alla domanda su quale fosse il ruolo delle riviste, prima di entrare nel merito di quella che ho fondato e diretto, così iniziavo la mia risposta: “Considero le riviste uno strumento comunque indispensabile, pur nella loro precarietà, importante malgrado i velleitarismi; una rete con molti buchi, geografici, economici, qualitativi, ma capace di dragare un oceano – o un abisso? – altrimenti inesplorato”.