IL ROSSO E IL NERO
anno 3, numero 8, ottobre 1994
poesia e critica, pp. 65-70
Roberto Deidier
“Suite d’Anglona”
a Lelia Baiardo
Viaggio sulla Clodia
E’ una partenza di bassa stagione
sulla nave col nome di strada
consolare, strada
di malaria, necropoli e torri,
senza festoni e invidia,
prua nascosta nella foschia di giugno.
Scompaiono nel ponte mobile
una a uno i fari sul molo, in coperta
un ubriaco ferma le passanti; e più sotto
soltanto acqua,
sporca da interpretarci un destino.
Niente possono anche qui i desideri,
confonde ironia e paura
il tono del cielo di mezz’anno.
Castelsardo
I.
L’azzardo della rocca mentre salgo
portando all’orizzonte i miei due sguardi –
uno cerca nell’involucro di mura
la via alle segrete,
l’altro dai calcari preme al mare
e al terzo piano di un quartiere afoso
ritrova la casa e la città –
l’azzardo è che si incontrino le attese
di passo in passo, come scorre la mano
su questa pietra perché sia pure mia
la sua storia, vicina
da non poterla intendere.
S’incrociassero, accerchiando l’orizzonte
a smascherare il punto occidentale,
li dove il bilico è inventato,
e una storia simile e distante
a malapena mi sostiene l’andatura.
II.
E’ trascorsa una notte materiale:
di vento sulle imposte,
di lenti mugolii oltre il portale
e sabbia grossa che s’accumula a croste
sugli intonaci, e arruggina i lampioni.
Copre la costa una caligine diffusa.
Giocando al giro largo dei torrioni
stanno i passi a una musica confusa,
come un ritmo che scandisca una durata,
sfori l’altalena dei giorni; altrove
e qui sotto, dove batte la risacca
note false e vere, sempre insieme.
Giro di Boa
Ora faccio da guida a me stesso
e insieme attraversiamo il solstizio
con un minimo bagaglio d’impressioni,
ma non impara a calibrare i passi
il compagno di me,
lungo il corridoio dell’estate;
tra le due porte di corno e d’avorio
non è poi tanta la distanza.
Questa è la stagione, non ha colore,
e la solchiamo con bracciate lente
come terra che arata respira.
Bagnanti percorrono la battigia
scostandosi alle onde più mosse,
se il vento incalza è caldo che ristagna.
Qui l’intero è solo il mare.
Senza ritorno in pochi passano la punta
dove le alghe s’aggrumano al sole,
sanno che nessun’orma resta sulla rena,
tranquilli vanno a un’altra spiaggia.
Evento e misericordia
Il fiore d’agave all’uscita del paese
tiene a sé il tornante,
insiste sui davanzali bassi.
Dietro le gelosie,
per chi sta arreso,
l’oscurità improvvisa è solo strati
di nuvole in accumulo, verso l’alto,
e quaggiù un autotreno di passaggio
in marcia lenta lungo la statale,
un’auto che frena, poi nessun rumore
per quel rostro di ossa puntate
in direzione del mare. Ma fermi
i bambini ne studiavano la posa,
ciascuno la sua remigante in mano.
Lezione di respiro a riva
Coltiva un vizio sottile, la maestra
per addestrare la vita che dispensa
L’allievo è incerto, ma padrone del diaframma
apre la bocca alza le braccia dritte
Se è necessario, poi le lascia cadere
lungo i fianchi con estranea pazienza
Dentro e fuori, allargando il petto
adolescente fino a quando l’ora scade
La madre torna in compagnia del suo corpo
il figlio si esercita lontano.
Isola Rossa
Greco dal largo, qui sulla discesa
scopre poche case e insieme
sono un luogo così evidente:
l’isola c’è, fa fronte al borgo
e la roccia tiene fede al suo colore.
Ma le reti ad asciugare sul piazzale
hanno il segno di intrecci di altre acque
ed è un prestito anche il nome,
come il loro letto, la lingua
che parlano, il lavoro di chi se n’è andato.
Aria deserta, il mirto alza il respiro,
un cormorano doppia l’insenatura,
s’arrocca sugli scogli come un santo stilita.
Superconcas
Chi dietro il banco tra camice e cuffia
attende che il riflesso sul vetro
ci ritorni intatta la richiesta?
Come fosse l’oracolo a una norma
quotidiana, sta il nostro volto,
opaco mentre recita la lista
e la mano si dirige a ciò che vuole:
ma non sono i bronzi di Dodona,
questi vasi,
né potremmo prendere per querce
o boschi sacri
le file d’eucalipti in Anglona.
Siamo solo stretti dovunque
a noi stessi.
Di tutta questa gente che va avanti,
mentre attraversa in fretta l’entrata,
passa da parte a parte quale sforzo
perché l’ansia sia la stessa; come altrove
si confondono esistenze sconosciute
in apparenza, al fondo uguali.
Ciascuno vuole la sua parodia
d’accoglienza,
ancora un numero, e infine la risposta:
chi è rubato della finta vacanza,
chi ha scambiato quel furto con noi
già sopra il molo d’abbrivo.
Checkmate
S’accende un freddo riverbero
dalle persiane, mentre stridono
rasoterra i gabbiani e promettono
la prima acqua di stagione.
Qui dentro, nella luce bassa,
con due formiche di silenzio in sporta
che scavano lente nella testa
già piove.