IL ROSSO E IL NERO
anno 1, numero 3, ottobre 1992
poesia e critica, pp. 55-57
Pino Corbo
“L’esperienza del mondo”
(non molto affollato, appena
mosso da giugno)
sorprende il movimento
non certo la diversità
che più si accentua
quanto meno abbaglia la luce
quanto meno si contano i passi
e i riferimenti stagionali
*
nelle teste echi gelidi
di piccole stazioni,
quelle periferiche, degli snodi
suoni di morte
ispirano cibi
amplessi guidati
visite straniate
*
vivo nelle assenze altrui,
intreccio d’ami disperato e quieto –
resti e guadagni profittuali
voglio un rimorso che riaffiora
necessariamente –
altri trovino pace
*
questo venire meno
di passi sul soffitto –
donne in attesa, quasi
adolescenti sonnambuli
notturni – distonie molecolari
che si dilatano aeriformi
lampi sul mattino a tratti lunghi
silenzioso, lare incubo irrisolto
*
piccole foglie di cera rappresa
la fiamma in cui mi specchio
l’enrosadira ed altri giochi
di vocabolario
esaltano lo strazio contemplato
di un’offesa, inflitta a caso
*
di noi nell’attesa
l’aspetto più importante:
in zone franche in terre di nessuno
energie, corrispondenze
nel quieto patteggiare
di necessità, bisogni –
ciò che chiamavi demone,
opaco dagherrotipo
*
altro non c’è da dare
risparmiate dal punto finale –
gioco dell’oca ritorna a capo
occhio malato d’azzurro
nulla da dire
che non sia dire
ritorna eco –
libri ammucchiano, s’annida polvere
occhio allarga emisferi, confonde
*
lascia semi neri sul passaggio –
non per il tuo ritorno
ma le partenze di sconosciuti
che non credettero c derisero
lascia cadere semi
di papavero rosso – sul passaggio
di uomini a primavera
*
testa di scopa su rosso mattone,
contemplazione immobile
d’adolescente
testa di chioma nera
a mezz’aria tra rosso mattone
e gravità terrestre,
stupore del vuoto
*
le case che hanno erba sul tetto –
quelle più profonde della memoria,
che appaiono all’improvviso di corsa
radendo il paesaggio,
in verticale sull’orizzonte