IL ROSSO E IL NERO
anno 1, numero 1, febbraio 1992
poesia e critica, pp. 68-69
nota di poetica
(Poesia)
“Un libro dovrebbe essere l’ascia
che ci consente di rompere il mare
di ghiaccio dietro di noi”
F. Kafka
Dovrà essere eversiva: scardinare il senso senza offuscarlo, dovrà essere classica, cioè frontale all’emozione: non dire la pena mentre si prova la pena. Dovrà essere ampia e forte con il respiro del romanzo ma senza la sua finzione. Così, che sia tragedia e non dramma, che la tempia posi sul marmo accanto al coltello e alla gola spalancata del capro nel vento fermo tra le foglie aguzze, nello spazio del sangue ancora immobile. Prima che i cembali inizino a suonare prima di ogni musica e canto. Che sia lontananza e perfezione: il moto silenzioso degli astri, il tronco che cresce rovesciato sotto la terra.
Che sapere tutto questo consenta di restare in piedi davanti al dolore conservando finché sarà possibile dignità e coraggio dove ci aspettano perdita e umiliazione.
Cosi occorre ripetere: impara, impara finché puoi, fino all’ultima ferita, fino all’impercettibile brivido del polso, resisti nel deserto e nella neve, nell’aria senza odore perché in quello spazio conoscerai il tuo tempo, la voce che non arriva o si disperde tra i rovi, le tracce del cammino continuamente cancellate dal vento, dalla nuova neve.
Allora prova, nonostante la sconfitta a scrivere dall’“arca”, senza pensare all’orizzonte, senza scrutare l’acqua, senza speranza della colomba ma con il battito della sua ala sulla tempia, consapevole dell’ammutolire della terra, dello smarrimento delle bestie salvate.
Allora avanza nel territorio della poesia con la realtà e il rito, con oggetti d’uso, con gli arnesi del vivere: la brocca e la lampada, i legni dei letti, l’acqua versata della luce, il lenzuolo ben teso. Avanza tra le cose sapendo che quando dentro di te farà notte si potranno sollevare minacciose, irrigidite nella più gelida delle durate. Allora stringiti lentamente all’osso del tuo pensiero accettando che a lungo nulla e nessuno parli, che tutto il tuo essere resti inchiodato alla fissità e ciò che ruota intorno sia, indecifrabile. Ricorda ogni verso ma solo per spingere il tuo piede fuori dalla letteratura, ricorda Stazio e Celan: vivi nel buio ma fai luce dietro te stessa.
Antonella Anedda